Il “Progetto” dei Fratelli Musulmani: il documento |
Published on 22/05/10 at 16:47:08 GMT by pvmantel |
Il “Progetto”: il documeqnto dei Fratelli Musulmani per il Jihad Culturale di Patrick Poole, traduzione di Paolo Mantellini DOCUMENTO REDATTO NEL 1982 DALLA MANO DEI RADICALI ISLAMICI - 'FRATELLI MUSULMANI' Per intenderci: quelli che sono subentrati AL POTERE in Egitto. Nel Nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso rapporto S/5/100 1/12/1982 [1 Dicembre 1982] (Punti di Partenza, Elementi, Procedure e Compiti) Questo rapporto rappresenta la visione completa di una strategia globale per la politica Islamica [o “islàm politico”]. Le politiche islamiche locali saranno redatte nelle varie regioni in accordo con le sue linee guida. In primo luogo, serve per definire i punti di partenza di questa politica, poi per definire le componenti e le procedure più importanti ognuna collegata al proprio punto di partenza; infine suggeriamo vari compiti, solo come esempi, possa Allah proteggerci, Qui di seguito i principali punti di Partenza di questa politica:
IL PRIMO PUNTO DI PARTENZA: Conoscere l’ambiente e adottare una metodologia scientifica per la pianificazione e l’esecuzione [del Progetto]
IL SECONDO PUNTO DI PARTENZA: Illustrare le prove della serietà del lavoro svolto.
IL TERZO PUNTO DI PARTENZA: Conciliare gli obblighi internazionali con la flessibilità a livello locale.
IL QUARTO PUNTO DI PARTENZA: Conciliare da un lato gli obblighi politici e la necessità di evitare l’isolamento con l’educazione permanente e l’azioni istituzionale dall’altro.
IL QUINTO PUNTO DI PARTENZA: Dedicarsi personalmente alla creazione di uno Stato islamico, congiuntamente a sforzi graduali rivolti ad ottenere il controllo dei centri di potere locale mediante azioni istituzionali.
IL SESTO PUNTO DI PARTENZA: Lavorare lealmente con gruppi e Istituzioni islamiche in aree multiple e in base a princìpi comuni, per “cooperare sui punti di accordo e tralasciare i punti di disaccordo”.
IL SETTIMO PUNTO DI PARTENZA: Accettare il principio della cooperazione temporanea tra movimenti islamici e movimenti nazionalisti in una atmosfera ampia e su punti in comune, come la lotta contro il colonialismo, il pregare, e lo stato Ebraico, senza tuttavia stringere patti di alleanza. D’altra parte, questo richiederà contatti limitati tra certi leaders, da valutare caso per caso, purché tali contatti non violino la legge [shari’a]. Tuttavia, non si deve concedere loro lealtà, nè entrare in confidenza con loro, tenendo ben presente che il movimento islamico deve essere l’origine delle iniziative e degli orientamenti adottati.
L’OTTAVO PUNTO DI PARTENZA: Padroneggiare temporaneamente l’arte del possibile senza calpestare i princìpi basilari, tenendo bene a mente che gli insegnamenti di Allah vanno sempre applicati. Bisogna imporre ciò che è opportuno e vietare ciò che non lo è, fornendo sempre un parere documentato. Ma non dobbiamo cercare lo scontro con i nostri avversari, sia a livello locale che su scala globale, che potrebbe essere sproporzionato e potrebbe condurre ad aggressioni contro la dawa o i suoi seguaci.
IL NONO PUNTO DI PARTENZA: Costruire una forza permanente per la dawa islamica e sostenere i movimenti impegnati nel jihad da un lato all’altro del mondo musulmano, in vario grado e per quanto possibile.
IL DECIMO PUNTO DI PARTENZA: Usare differenti e vari sistemi di sorveglianza, in molti ambienti, per raccogliere informazioni e adottare un unico ed efficace sistema di allarme utilizzabile dal movimento islamico in tutto il mondo. In effetti, sorveglianza, decisioni politiche e comunicazioni efficienti si integrano vicendevolmente.
L’UNDICESIMO PUNTO DI PARTENZA: Adottare la causa Palestinese come parte di una strategia islamica mondiale, con un progetto politico e mediante il jihad, poiché questo costituisce oggi la chiave di volta della rinascita del mondo Arabo.
IL DODICESIMO PUNTO DI PARTENZA: Sapere come ricorrere all’autocritica e alla valutazione permanente della politica islamica mondiale e dei suoi obbiettivi, dei suoi contenuti e delle sue procedure, per poterle migliorare. Questo è un dovere e una necessità, secondo i precetti della shari’a.
NOTA: La seguente traduzione è tratta dalla versione Inglese preparata da Scott Burgess dal testo Francese pubblicato da Sylvain Besson nel libro: La conquête de l'Occident: Le projet secret des Islamistes (Paris: Le Seuil, 2005), pp. 193-205.) Titolo originale: ”The Muslim Brotherhood "Project" (Continued)” Pubblicato su: http://97.74.65.51/readArticle.aspx?ARTID=4475 Tradotto da Paolo Mantellini Questo testo può essere trasmesso o inoltrato purché venga presentato in forma integrale e con informazioni complete sul suo autore, data e luogo di pubblicazione e URL originale. |
lunedì 17 settembre 2012
Ecco svelato il PROGETTO di invasione culturale per l'Europa
domenica 16 settembre 2012
La strisciante conquista islamica dell'Europa mentre sonnecchiamo
ECCO PERCHE' NON CREDERE QUANDO DICONO CHE L'ISLAM E' PACE ED INNOCQUO Se potete fatelo girare con tutti i mezzi in internet. Tutto il mondo sappia che ci stanno conquistando mentre l'Occidente offre il fianco!! I nostri figli ci odieranno un giorno quando lasceremo questa eredità di guerrafondai. E' pur vero che la maggioranza di musulmani sono tranquilli..però sia bene a sapersi che c'è un piano ben architettato di conquista ...leggete sotto per sapere come! Il “Progetto” dei Fratelli Musulmani: Presentazione | |
Published on 22/05/10 at 16:41:41 GMT by pvmantel | |
Il “Progetto”: il piano operativo dei Fratelli Musulmani per il Jihad Culturale di Patrick Poole, traduzione e illustrazioni di Paolo Mantellini Uno penserebbe che, se le Autorità internazionali di pubblica sicurezza o i Servizi Segreti Occidentali avessero scoperto un documento segretissimo di vent’anni fa, sviluppato dalla più antica organizzazione islamista dotata di una delle maggiori reti terroristiche al mondo, per lanciare un programma di “invasione culturale” e di finale conquista dell’Occidente che rispecchia fedelmente le tattiche usate dagli islamisti per oltre due decenni, una tale notizia sarebbe stata urlata a titoli cubitali e a cinque colonne sulle prime pagine di New York Times, Washington Post, London Times, Le Monde, Bild, e La Repubblica. Se era questo ciò che avevate immaginato, avreste sbagliato! In realtà, questo documento fu sequestrato durante una incursione della Polizia Svizzera nel Novembre 2001, appena due mesi dopo l’orrore dell’11 Settembre. Da allora, le informazioni riguardanti quel documento, noto negli ambienti dell’antiteroterrorismo come “Il Progetto”, e le valutazioni riguardo il suo contenuto furono limitate al segretissimo mondo dei Servizi Segreti Occidentali. Solo in seguito al lavoro di un coraggioso giornalista Svizzero, Sylvain Besson di Le Temps, e il suo libro, pubblicato in Francia nell’Ottobre 2005, La conquête de l'Occident: Le projet secret des Islamistes (La Conquista dell’Occidente: Il Progetto Segreto degli Islamisti), le informazioni riguardanti Il Progetto, sono state finalmente rese pubbliche. Un funzionario Occidentale, citato da Besson ha descritto Il Progetto come “una ideologia totalitaria di infiltrazione che rappresenta, in pratica, il più grande pericolo per le società Europee”. Ora, anche i lettori Italiani (dopo quelli di FrontPage) saranno in grado di leggere la completa traduzione in Italiano di questo documento segreto. Ciò che i Servizi di Sicurezza Occidentali conoscono del Progetto, inizia con la perquisizione di una Villa di lusso a Campione il 7 Novembre 2001. L’obbiettivo dell’incursione era Youssef Nada, direttore della Banca Al-Taqwa di Lugano, che aveva avuto legami con i Fratelli Musulmani per oltre 50 anni e che confessò di essere uno dei dirigenti internazionali del movimento. I Fratelli Musulmani, considerati come il più antico e uno dei più importanti movimenti islamisti del mondo, fu fondato da Hasan al-Banna nel 1928 con il seguente motto: “Allah è il nostro obbiettivo. Il Profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. Il Jihad è la nostra via. Morire sulla via di Allah è la nostra più grande speranza” L’incursione fu realizzata dalle forze di Polizia svizzere su richiesta della Casa Bianca dopo le iniziali misure restrittive sui finanziamenti dei terroristi immediatamente dopo l’11 Settembre. Gli inquirenti Americani e Svizzeri stavano controllando le operazioni della Banca Al-Taqwa nelle attività di riciclaggio di denaro sporco e di finanziamento di vari gruppi terroristi, inclusi Al-Qaeda, HAMAS (l’Organizzazione Palestinese affiliata ai Fratelli Musulmani), il GIA Algerino, e l’Ennahdah Tunisino. Tra i documenti sequestrati durante l’incursione nella villa Svizzera di Nada c’era un documento di 14 pagine scritte in Arabo, datato 1 Dicembre 1982, che descrive una strategia in dodici punti per “instaurare un Governo islamici sulla terra” – definito come “Il Progetto”. Secondo le dichiarazioni rilasciate da Nada alla Polizia Svizzera, il documento, non firmato, era stato preparato da “ricercatori islamici” affiliati ai Fratelli Musulmani. Ciò che rende Il Progetto così diverso dalla solita retorica islamista del tipo “Morte all’America! Morte a Israele!” e “Rifondiamo il Califfato mondiale!”, è il fatto di rappresentare un approccio flessibile, multifasco e a lungo termine per una “invasione culturale” dell’Occidente. Invocando l’utilizzo di varie tecniche, che spaziano dall’immigrazione alla infiltrazione, sorveglianza, propaganda, protesta, inganno, legittimazione politica e terrorismo, Il Progetto è stato utilizzato per oltre vent’anni come schema di attività dei Fratelli Musulmani. Come si può osservare in numerosi esempi in tutta Europa – incluso il riconoscimento politico di organizzazioni islamiste paragovernative in Svezia, la recente “jihad” anti vignette in Danimarca, l’intifada parigina a base di auto incendiate del Novembre 2006 e gli attentati terroristi del 7 Luglio a Londra – lo schema delineato nel Progetto, è stato uno straordinario successo. Piuttosto che limitarsi al terrorismo come l’unico metodo dell’azione di gruppo, come è il caso di Al-Qaeda, in una perfetta maniera postmoderna, l’uso del terrore rientra in una molteplicità di opzioni disponibili per progressivamente infiltrare, affrontare e infine stabilire il dominio islamico sull’Occidente. Le tattiche e le tecniche seguenti sono tra le molte raccomandazioni fatte nel Progetto. • Azioni di collegamento e coordinamento tra organizzazioni islamiste con scopi comuni; • Evitare alleanze manifeste con individui e organizzazioni terroristiche note per conservare un’apparenza di “moderazione”; • Infiltrare e assumere il controllo delle organizzazioni musulmane esistenti per riallinearle verso gli obbiettivi comuni dei Fratelli Musulmani; • Usare l’inganno per mascherare gli scopi perseguiti dalle attività islamiste, purché ciò non sia in conflitto con la shari’a; • Evitare conflitti sociali con gli Occidentali sia a livello locale che nazionale o globale, che possa danneggiare la capacità di espandere a lungo termine, l’influenza islamista in Occidente o provocare una violenta reazione contro i musulmani; • Stabilire reti finanziarie per finanziare il lavoro di conversione dell’Occidente, includendo il sostegno per amministratori e lavoratori a tempo pieno; • Condurre azioni di sorveglianza per ottenere dati e procurarsi la capacità di raccogliere e immagazzinare i dati; • Attivare un sistema di controllo per monitorare i mezzi di comunicazione occidentali e per avvisare i musulmani dei “complotti internazionali suscitati contro di essi”; • Promuovere una comunità intellettuale islamista, inclusa la realizzazione di gruppi di esperti e di gruppi di sostegno e la pubblicazione di “studi accademici”, per legittimare le posizioni islamiste e fare la cronistoria dei movimenti islamisti; • Sviluppare un completo piano operativo secolare per propagandare l’ideologia islamista nel mondo; • Bilanciare gli obbiettivi internazionali con la flessibilità a livello locale; • Costruire estese reti di tipo sociale, scuole, ospedali e organizzazioni benefiche dedicate agli ideali islamisti in modo che il contatto con i movimenti per i musulmani in Occidente sia costante; • Coinvolgere musulmani ideologicamente dedicati in istituzioni elettive ad ogni livello in Occidente, incluso il Governo le ONG, le organizzazioni private e i sindacati; • Usare strumentalmente le organizzazioni occidentali esistenti fino a quando possano essere riconvertite e poste al servizio dell’islàm; • Abbozzare costituzioni, leggi e politiche islamiche per una eventuale successiva realizzazione; • Evitare conflitti tra le organizzazioni islamiste a tutti i livelli, includendo lo sviluppo di procedure per la risoluzione dei conflitti; • Istituire alleanze con organizzazioni “progressiste” occidentali che condividono obbiettivi simili; • Creare “forze di sicurezza” autonome per proteggere i musulmani in Occidente; • Accendere la violenza e mantenere i musulmani che vivono in Occidente in uno “stato d’animo di jihad”; • Sostenere i movimenti jihadisti nel mondo musulmano, mediante la predicazione, la propaganda e il sostegno personale, economico, tecnico ed operativo; • Rendere la causa Palestinese un problema di punta globale per i musulmani; • Adottare la totale liberazione della Palestina da Israele e la creazione di uno Stato islamico come la chiave di volta del programma per il dominio islamico globale; • Stimolare tra i musulmani una costante campagna di incitamento all’odio contro gli Ebrei e rifiutare ogni discussione di conciliazione o coesistenza con loro; • Creare attivamente cellule terroriste jihadiste in Palestina; • Collegare le attività terroriste in Palestina con il movimento globale del terrorismo; • Raccogliere fondi sufficienti per perpetuare e sostenere indefinitamente il jihad nel mondo; Leggendo Il Progetto, bisogna ricordare che fu scritto nel 1982, quando le tensioni e le attività terroristiche attuali del Medio Oriente erano ancora agli inizi. Per molti aspetti, Il Progetto è veramente profetico nel descrivere la massa di attività islamiste, sia delle organizzazioni islamiche “moderate” che dei gruppi francamente terroristi, durante le due scorse decadi. Oggi, molto di quanto è noto al pubblico, riguardo al Progetto, è il risultato del lavoro investigativo di Sylvain Besson, che comprende sia il suo libro che un articolo collegato, pubblicato in Ottobre 2006 sul quotidiano Svizzero, Le Temps, L'islamisme à la conquête du monde (L’Islamismo and alla Conquista del Mondo), che riassume il suo libro, disponibile esclusivamente in Francese. Almeno un quotidiano Egiziano, Al-Mussawar, ha pubblicato il testo completo delProgetto in Arabo in Novembre 2006. Sulla stampa di lingua inglese, l’attenzione riservata alle rivelazioni di Besson sul Progetto, è stata quasi totalmente nulla. L’unica menzione trovata su una delle pubblicazioni principali è un accenno secondario in un articolo del Weekly Standard (20 Febbraio 2006) scritto da Olivier Guitta, The Cartoon Jihad. Il commento più esaustivo sul Progetto è stato quello del ricercatore e giornalista Americano, residente a Londra, Scott Burgess, che ha pubblicato la sua analisi del documento sul suo blog, The Daily Ablution, (non più disponibile in rete), con la traduzione Inglese del testo, qui riportata con il suo permesso. Non ostante la carenza di dibattito pubblico riguardo Il Progetto, il documento e il programma che delinea è stato l’oggetto di numerose discussioni tra i Servizi di Sicurezza Occidentali. Uno degli Ufficiali dell’antiterrorismo degli Stati Uniti che parlò con Besson riguardo al Progetto e che è citato nell’articolo di Guitta del Weekly Standard, è attualmente uno dei più importanti esperti di terrorismo della Casa Bianca, Juan Zarate. Definendo Il Progetto un piano d’azione generale dei Fratelli Musulmani per “diffondere la loro ideologia politica”, Zarate espresse a Besson le sue preoccupazioni perché “I Fratelli Musulmani sono un gruppo che ci spaventa non perché si occupa di ideologie o idee filosofiche, ma perché difende l’uso della violenza contro i civili”. Uno dei più noti esperti internazionali di movimenti islamisti, che ha anche parlato con Besson, Reuven Paz, così si espresse sul contesto storico del Progetto:
Come sottolinea Paz, Il Progetto fu abbozzato dai Fratelli Musulmani come parte del processo di aggiornamento del suo statuto nel 1982, un periodo che segna un incremento nella sua espansione internazionale e un giro di boa degli alternanti periodi di repressione e tolleranza del governo Egiziano. nel 1952, l’organizzazione ebbe un ruolo fondamentale nel Movimento dei Liberi Ufficiali, guidato da Gamal Abdul Nasser, che rovesciò Re Faruq, ma che presto cadde in disgrazia presso il nuovo regime rivoluzionario per il rifiuto di Nasser di seguire il richiamo dei Fratelli Musulmani per la realizzazione di uno Stato islamico impegnato ideologicamente. Dalla Rivoluzione del Luglio 1952, in vari momenti i Fratelli Musulmani sono stati regolarmente messi fuori legge e i suoi capi imprigionati o uccisi dalle Autorità Egiziane. Da quando il suo Statuto fu riformulato, nel 1982, i Fratelli Musulmani diffusero la loro rete in Medio Oriente, Europa e anche in America. In patria, in Egitto, le elezioni parlamentari del 2005 videro i Fratelli Musulmani vincere il 20% dei seggi legislativi disponibili, costituendo il maggiore blocco tra i partiti di opposizione. La sua affiliazione Palestinese, conosciuta con la sigla HAMAS, ha recentemente ottenuto il controllo dell’Autorità Palestinese dopo che le elezioni assicurarono loro 74 dei 132 seggi disponibili nel Consiglio Legislativo Palestinese. La sua branca Siriana è stata storicamente il maggiore gruppo organizzato di opposizione al regime di Assad, e l’organizzazione ha anche affiliazioni in Giordania, Sudan e Iraq, Negli Stati Uniti i Fratelli Musulmani sono prevalentemente rappresentati dalla Società Musulmana Americana (MAS). Fin dalla sua costituzione, i Fratelli Musulmani hanno sostenuto la liceità dell’uso del terrorismo come un mezzo per promuovere la sua agenda di dominio globale dell’islàm. Ma, come il più grande movimento popolare e radicale del mondo islamico, ha attratto molti tra i più influenti intellettuali islamisti. All’interno di questo gruppo di intellettuali dei Fratelli Musulmani, c’è Youssef Qaradawi, un ecclesiastico islamista Egiziano, residente in Qatar. Come una delle più importanti figure spirituali dei Fratelli Musulmani e uno ei maggiori predictori islamici radicali (che ha il suo programma settimanale su Al-Jazeera), Qaradawi è stato uno dei principali difensori degli attentatori suicidi in Israele e del terrorismo contro gli interessi Occidentali in Medio Oriente. Sia Sylvain Besson che Scott Burgess forniscono un esteso confronto tra la pubblicazione di Qaradawi, Priorità del Movimento Islamico nella prossima fase, pubblicato nel 1990, e Il Progetto, che precede le “Priorità” di Qaradawi di ben otto anni. Entrambi sottolineano le evidenti analogie sia nel linguaggio utilizzato dai due documenti sia nei programmi e nei metodi che entrambi consigliano. Si presume che Il Progetto sia stato usato da Qaradawi come una falsariga per il suo lavoro oppure che abbia preso parte alla sua formulazione nel 1982. Forse casualmente, Qaradawi era il quarto maggiore azionista della Banca Al-Taqwa di Lugano, il cui direttore, Youssef Nada, fu l’individuo a cui Il Progetto fu sequestrato. Dal 1999, a Qaradawi è stato vietato l’ingresso negli Stati Uniti a seguito dei suoi legami con organizzazioni terroristiche e il suo pubblico sostegno al terrorismo. Per chi ha letto Il Progetto, ciò che preoccupa maggiormente non è che gli islamisti abbiano sviluppato un programma per il dominio globale; gli esperti hanno dato per scontato che le organizzazioni islamiste e i gruppi terroristi hanno agito in base ad una serie concordata di principi generali, di reti organizzative e di metodi operativi. Ciò che è veramente sorprendente è quanto efficacemente il piano islamista di conquista delineato nel Progetto è stato realizzato dai musulmani in Occidente per più di due decenni. Ugualmente preoccupante è l’ideologia alla base del piano: incitamento all’odio e alla violenza contro le popolazioni Ebree in tutto il mondo; la deliberata affiliazione alle, e il sovvertimento delle, istituzioni pubbliche e private Occidentali; la sua raccomandazione per una politica di deliberata accentuazione dei contrasti tra i musulmani residenti in Occidente e i loro vicini e i loro concittadini; l’accettazione del terrorismo come una opzione legittima per conseguire i loro fini e la inevitabile realtà del jihad contro i non musulmani; e il suo obbiettivo finale di istituire con la forza il dominio islamico del Califfato mediante la shari’a in Occidente e, alla fine, in tutto il mondo. Se l’esperienza dell’ultimo quarto di secolo vista in Europa e negli USA ci suggerisce qualche indicazione, i “ricercatori islamici” che abbozzarono Il Progettopiù di vent’anni fa, dovrebbero essere soddisfatti nel vedere il loro piano a lungo termine conquistare l’Occidente, issare la bandiera verde dell’islàm sui suoi cittadini ed essere realizzato così rapidamente, efficacemente e completamente. Se gli islamisti avranno lo stesso successo negli anni futuri, gli Occidentali dovrebbero approfittare di godere delle loro libertà personali e politiche, finché durano.
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